|      >Per  il  dott.Emiliano  di  Rosa. Sperando  di  farle  cosa  gradita,le  invio  solo  alcuni  fra  i  tanti  articoli  sulla  discarica  di  Mazzarrà  reperibili  facilmente  sul  web.
 Articoli  dai  quali  si  evince  un  passato  prossimo  non  proprio  limpido  come  l'acqua  di  un  ruscello.
 Mi  farebbe  piacere  se  Lei,grazie  alla  sua  professionalità,creerebbe  un  dossier  su  questo  sito  partendo  dalle  origini  fino  ai  giorni  nostri,  visto  che  ci  interessa  da  vicino,essendo  diventata  anche  la  discarica  dei  modicani.
 Più  tasselli  si  mettono  e  prima  il  mosaico  si  completa.
 Per  dovere  di  cronaca,per  la  ricerca  della  verità  e  con  la  presunzione  che  in  Sicilia  siamo  tutti  onesti  e  la  mafia  è  solo  una  mera  fantasia.
 Con  stima.
 
 
 La  discarica  di  Mazzarà  Sant’Andrea,dista  solo  300  metri  dal  centro  abitato  di  Furnari,(Comune  sciolto  per  infiltrazioni  mafiose  e  quindi  commissariato).
 Ben  sette  consiglieri  comunali,su  quindici  complessivi,si  sono  dimessi.
 Nel  paese  l’aria  è  irrespirabile,  non  sempre,  ma  spesso,  il  cattivo  odore  arriva  dalla  discarica,  ne  sono  coinvolti  anche  i  comuni  limitrofi.
 La  discarica  era  fin  a  qualche  tempo  fa  un  problema  che  era  meglio  tacere,  era  comoda  da  tirar  fuori  in  campagne  elettorali  con  promesse,  dimenticate  subito  dopo  l’elezione,  qual’  è  la  stranezza?  in  Italia  è  prassi,  in  Sicilia  è  obbligo.  Il  10  Aprile  2008  scatta  l’operazione  “  Vivaio”  condotta  dalla  Direzione  Distrettuale  Antimafia  (DDA)  di  Messina,  che  porta  a  provvedimenti  di  custodia  cautelare  nei  confronti  di  varie  persone,  riconducibili  a  “  Cosa  Nostra”  operante  nella  zona  tirrenica.
 Buona  parte  dell’operazione  è  riconducibile  all’attività  imprenditoriale  legata  alla  discarica  ed  al  suo  indotto;  il  Gip  scrive:  “  il  Comune  di  Mazzarà  allo  scopo  di  allargare  la  discarica  avrebbe  dovuto  acquisire  attraverso  la  procedura  espropriativa,  determinati  terreni.  Di  fatto  quest’acquisizione  è  avvenuta  per  cessione  bonarie  dei  proprietari  che  si  sono  rivelate  particolarmente  lucrose  per  i  precedenti  proprietari  dei  fondi”.  La  società  che  si  occupa  della  discarica  è  la  Tirreno  Ambiente.
 
 Il  Senatore  Lumia,in  un'interrogazione,  chiede:  quali  iniziative  il  Governo  intenda  assumere  per  evitare  che  la  discarica  di  Mazzarà  S.  Andrea  sia  ancora  soggetta  al  condizionamento  mafioso;  se  il  Ministro  dell’interno  sia  a  conoscenza  dei  gravissimi  fatti  esposti  in  premessa  e  delle  ragioni  per  cui  sono,  allo  stato,  mancate  conseguenti  iniziative  da  parte  delle  istituzioni  competenti;  se,  una  volta  verificata  la  veridicità  di  quanto  riportato,  non  ritenga  doverosa  l'adozione  di  una  procedura  di  accesso,  al  fine  di  poter  assumere  le  eventuali  necessarie  determinazioni  in  ordine  allo  scioglimento  dell’amministrazione  comunale  di  Furnari,  ai  sensi  dell’articolo  143  del  decreto  legislativo  n.  267  del  2000.
 Il  13  Marzo  2009  si  è  insediata  al  comune  di  Furnari  la  commissione  ministeriale  nominata  dal  Prefetto  Alecci  di  Messina  su  disposizione  del  Ministro  degli  Interni  Maroni,  per  accertare  infiltrazioni  della  criminalità  organizzata  all’interno  dell’ente.  La  commissione,  presieduta  dal  viceprefetto  Contarino,  è  composta  da  esponenti  delle  forze  dell’ordine:  il  dirigente  del  commissariato  di  Barcellona,  Rodolfo  Savio,  il  tenente  colonnello  dei  Carabinieri,  Luigi  Bruno,  e  il  Maggiore  della  Guardia  di  Finanza,  Ugo  Rabbuffetti.  La  commissione  avrà  tempo  novanta  giorni  per  concludere  le  indagini.
 La  legge  deve  fare  il  suo  corso,  speriamo  che  a  Furnari  non  accada  ciò  che  già  si  è  verificato  in  altri  comuni,  ma  intanto  il  danno  ai  cittadini  è  stato  fatto,  il  comune  è  rinomato  per  il  suo  vino  e  il  suo  olio,  oggi  invece  ha  un  danno  ambientale  causato  dalla  vicina  discarica,  che  tra  l’altro  dovrebbe  essere  ampliata.
 I  Camion  carichi  di  spazzatura  la  notte  attraversano  la  statale  113,  per  arrivare  alla  discarica  di  Mazzarà,  lasciamo  perdere  la  velocità,  lo  dico  perché  io  personalmente  abito  sulla  statale  in  territorio  Terme  Vigliatore,  da  lì  passano;  Dai  camion  cola  un  liquido  che  si  riversa  sulle  strade  e  con  l’avvento  del  caldo  lascio  al  lettore  immaginare  l’odore  che  al  mattino  si  sente  salire,  non  oso  immaginare  l’odore  che  arrivi  a  chi  si  trova  vicino  alle  discariche.
 
 ulteriori  informazioni  per  chi  ha  tempo  e  pazienza  :
 
 
 http://isolapulita.over-blog.it/article-furnari-sette-consiglieri-si-dimettono--42828985.html
 
 
 
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 http://www.enricodigiacomo.org/2009/12/mazzara-santandrea-me-operazione-antimafia-vivaio-il-nuovo-collaboratore-di-giustizia-enzo-marti-del-clan-di-mazzara-spiega-la-gestione-mafiosa-del-business-rifiuti/
 
 
 C’è  un  nuovo  collaboratore  di  giustizia  pronto  a  raccontare  parecchi  retroscena  della  vita  del  clan  di  Mazzarà  Sant’Andrea,  in  particolare  i  loro  interessi  nel  business  dei  rifiuti  e  in  relazione  all’omicidio  di  Antonino  Rottino,  il  fedelissimo  di  Carmelo  Bisognano  eliminato  a  fine  agosto  2006  nell’ambito  dei  contrasti  interni  al  gruppo,  tra  il  boss  storico  e  l’emergente  Tindaro  Calabrese.  Si  tratta  del  marchigiano  Enzo  Marti,  ex  dirigente  di  Tirreno  Ambiente,  la  società  che  si  occupa  di  raccolta  rifiuti  nel  barcellonese,  condannato  a  6  anni  in  abbreviato  nel  processo  Vivaio,  l’indagine  sugli  affari  dei  mazzaroti  sfociata  nella  retata  dell’aprile  2008  che  costò  le  manette  anche  a  lui.  I  suoi  primi  verbali  sono  stati  depositati  ieri  agli  atti  del  troncone  principale  del  processo,  in  corso  davanti  ai  giudici  della  Corte  d’assise  d’appello,  dai  pm  dell’accusa,  il  sostituto  della  Direzione  distrettuale  antimafia,  Giuseppe  Verzera,  e  il  collega  della  procura  ordinaria  di  Barcellona,  Francesco  Massara.  Adesso  sono  a  disposizione  dei  legali  che  difendono  gli  imputati  alla  sbarra.  Tra  loro  anche  i  Bisognano,  Tindaro  Calabrese  e  i  loro  fedelissimi.  Marti  ha  raccontato  agli  investigatori  come  operava  la  longa  manus  del  clan  nel  business  dei  rifiuti.  Enzo  Marti  era  legato  proprio  ai  Bisognano.  Molte  le  telefonate  intercettate  dai  Ros  dei  carabinieri  tra  il  marchigiano  e  i  fedelissimi  di  Bisognano.  Una  di  queste  conversazioni  risale  all’indomani  della  notizia  dell’inchiesta  sulla  società  TirrenoAmbiente.  Marti  raccomanda  ad  uno  degli  uomini  del  boss  di  “stare  vigili”  sulla  faccenda.  Ancor  più  interessanti  per  gli  investigatori  quelle  intercettate  l’indomani  dell’omicidio  di  Rottino,  nelle  quali  il  marchigiano  si  preoccupa  di  cercar  riparo  al  fratello  dell’ucciso,  temendo  ulteriori  ritorsioni.  Le  conversazioni  captate  in  quei  giorni  fanno  emergere  la  convinzione,  di  Marti  e  dei  suoi  interlocutori,  che  dietro  il  delitto  ci  sia  il  capo  della  frangia  “scissionista”  Tindaro  Calabrese,  allontanatosi  dal  Mazzarrà  proprio  qualche  giorno  prima  dell’omicidio.  Nel  marzo  2007,  in  vista  della  scarcerazione  di  Carmelo  Bisognano,  la  sorella  Vincenza  e  i  suoi  fedelissimi  si  recano  nelle  Marche  per  comunicare  a  Marti  i  loro  intenti:  si  preparano  possibili  ritorsioni  nei  confronti  degli  scissionisti  e  si  progetta  la  vendetta  all’omicidio  di  Rottino.  La  probabile  faida  interna  fu  scongiurata  dalle  Forze  dell’Ordine  proprio  col  bltiz  Vivaio.  Il  contatto  tra  Enzo  Marti  ed  i  mazzarroti  risale  all’inizio  del  decennio.  Nel  2003  il  marchigiano  è  responsabile  della  discarica  di  Mazzarrà  per  Tirreno  Ambiente.  E’  lui  a  siglare  gli  atti  che  consentono  a  Teresa  Truscello,  moglie  del  boss  Bisognano,  di  continuare  a  guadagnare  dalla  discarica  stessa,  attraverso  l’affitto  dei  terreni  di  famiglia  alla  società  che  gestisce  il  sito.  Antonino  Rottino,  invece,  era  un  imprenditore  del  settore  movimento  terra  che  operava  nell’indotto  delle  discariche.  E  in  quest’ambito  che  nasce  l’amicizia  tra  il  marchigiano  e  l’ucciso.
 
 da  Normanno.it
 
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