Giovanni Migliore - Cittadino Modicano


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ReplicaArgomento del Forum: Lettera aperta al Sindaco Buscema per la multiservizi Spa Da: Giovanni Migliore

Egregio signor Sindaco,
so che Lei non ama molto scrivere, specialmente quando si tratta di dare doverose risposte a Consiglieri che Le pongono questioni che dal loro punto di vista meritano riscontro, in quanto attengono a problematiche che investono la collettività, ma evidentemente a Suo giudizio vanno cestinate e magari commentate nel silenzio del Suo gabinetto con la frase:”vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare.”
E' palese sig. Sindaco, che abbiamo modi diversi di concepire la politica e l'amministrazione d'un ente: Lei ritiene che il consenso popolare Le dia legittimità a non rispettare la parte politica avversa, io penso invece che nessuna forza dei numeri, autorizzi la non trasparenza e legittimi il diniego al confronto democratico.
Ho, a più riprese sollecitato un confronto serio che mettesse la parola fine alle diverse storture che caratterizzano la Multiservizi Spa, che facesse prendere coscienza a Lei ed alla Sua Giunta di quanto non fosse giusto buttare denaro pubblico in un carrozzone che ne ha già divorato tanto e risolvesse alcune anomalie che l'opinione pubblica non tollera più, in merito ad alcuni rapporti di lavoro che vanno risolti non con il buonismo ma con l'equità del buon amministratore.
Ma Lei si finge sordo!
Stamane, per gentile concessione, possiamo leggere su un quotidiano un intervento sul tema, scritto dall'amministratore unico della società, Giovanni Giurdanella che giustifica la lungaggine dei tempi con la preparazione degli atti propedeutici alla stesura dell'atto notarile per la liquidazione della società,tiene a precisare che la cifra da me denunciata corrisponde al lordo dello stipendio del direttore tecnico,definisce necessaria la figura d'un tale quadro e qualifica polemiche le mie riflessioni.
Il signor Giurdanella omette di dire però che spesso i tempi tecnici delle procedure nel pubblico, diventano asfissianti perchè non vengono adeguatamente seguiti; non ho mai sostenuto che il compenso di 104.000 euro del direttore tecnico fosse al netto, bensì relativo al costo complessivo per la società (dismessa)e sarebbe stato opportuno che l'amministratore spiegasse ai cittadini la necessità di tale figura professionale ed il perchè andasse mantenuta, sebbene in presenza di risultati che per il momento evito di definire.
Faccio infine osservare al signor Giurdanella che si può definire polemica una contestazione fatta per puro spirito di contraddizione.
A me pare invece che i dati relativi a questa vicenda siano sufficientemente oggettivi e pertanto non inquadrabili in una presunta polemica.
Chiedo al sig. Giurdanella : se piuttosto che amministrare una società interamente partecipata dal Comune, amministrasse una sua società, quindi con denaro proprio,penserebbe lo stesso di spendere oltre 100.000 euro l'anno per una figura il cui operato è discutibile, solo per usare un eufemismo?
Sig. Sindaco, io nella mia vita professionale come in quella politica,amo portare a termine le questioni che affronto, si convinca pertanto che chiuderò la mia attività epistolare solo quando daremo soluzione al problema, fino ad allora sarò il Suo costante controllore, perchè nè da cittadino,nè tantomeno da politico, riuscirò mai a tollerare il malgoverno e lo spreco di pubblico denaro.
Speranzoso che Lei possa familiarizzare con una penna, La saluto distintamente.

Modica 22/07/2010

Repliche per questo messaggio

  • Commento inviato da: Darwin in data 22/07/2010 13:38:11
    > E' dagli anni ottanta che non si fanno concorsi pubblici significativi a Modica, allora la pianta organica fu portata a dimensioni faraoniche, circa 550 dipendenti se non ricordo male.

    Possiamo ben dire che in quel momento fu messo in atto il progressivo disagio economico del Comune di Modica.

    Chi è venuto dopo, per acquisire consensi e voti, ha dovuto invertarsi opportunità, rifiuti, Cooperative, Multiservizi e Rete Servizi. Tutte le sigle politiche che si sono succedute nel tempo, sia di maggioranza che di opposizione ne hanno tratto benefici, ma solo i Cittadini hanno subito le conseguenze di tutto ciò, tasse sempre più alte e servizi sempre più scadenti.

    Solo nell'ultimo decennio:
    appaltando i rifiuti e destinando i netturbini di ruolo ad altro incarico, si sono aggravati costi per oltre 100 unità lavorative;
    stesso sistema con la nascita della Multiservizi e della Rete Servizi, si sono aggiunte unità lavorative per oltre le 50 unità;
    le cooperative hanno fatto la loro parte con un numero simile di occupati.

    Volendo volare bassi sono circa 3.000.000 di euro l'anno che hanno eroso liquidità al comune alimentando a dismisura la voragine di debiti.

    Dopotutto mica erano soldi loro, e non avevano neppure pudore dato che nessuno si scandalizzava, in questo modo i baroni della politica hanno fatto carriera o hanno perpetuato il loro posto in consiglio, hanno avuto anche il tempo di allevare eredi a loro immagine e somiglianza, una clonazione in atto da anni nelle segreterie dei partiti nelle tane del malaffare.

    Se è responsabile chi ha amministrato, dov'era l'opposizione? dov'erani i sindacati? Quando i ruoli non sono ben marcati o non vengono ben interpretati cosa possiamo pretendere?

    Chi ha vissuto queste esperienze e vorrebbe continuare, chi coltiva ideali faziosi e di parte, chi è pieno di pregiudizi, dell'operato del Consigliere Migliore resta prima stupito, poi infastidito, infine costruisce secondi fini atti a delegittimare il Suo operato.

    Consigliere Migliore, continui, anche gli scettici dovranno ricredersi.
  • Commento inviato da: Darwin in data 22/07/2010 16:47:00
    > Tratto da www.repubblica.it

    REPORTAGE
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    "Noi operai Chrysler con la morte in faccia
    resuscitati dalla cura italiana e dall'orgoglio"
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    "All'inizio ci siamo offerti volontari per qualsiasi cosa. Ora lavoriamo con il Wcm: leggi qualità". Viaggio nello stabilimento di Jefferson dopo il piano Marchionne da 700 milioni
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    di SALVATORE TROPEA
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    "Noi operai Chrysler con la morte in faccia resuscitati dalla cura italiana e dall'orgoglio"

    DETROIT - "Noi che abbiamo visto la morte in faccia, sappiamo che cosa vuol dire essere resuscitati e siamo orgogliosi di avere contribuito a questa rinascita della Chrysler".

    "Viviamo in maniera sostanziale la partnership con Fiat, come una vera partnership, a differenza di quanto è accaduto con altre esperienze del passato, anche recente". Cynthia C. Holland, opulenta e simpatica ragazza di colore, descrive l'altra faccia della luna, quella di un posto come la Chrysler di Jefferson, unica fabbrica di automobili sopravvissuta, nell'area di Detroit, alla grande diaspora che in poco tempo ha visto disperdersi o declinare i colossi dell'industria dell'auto.

    Ha buon gioco a parlare così perché dirigente di un sindacato, la UAW (Unione Auto Workers) che ha un rispettabile peso nell'assetto azionario della società. Essere socio piuttosto che controparte sociale vuol dire tanto. Ma lei dice che "non è soltanto un problema di ruolo". "Qui ha contato e conta ancora il fatto che la gente ha capito che eravamo arrivati all'ultima spiaggia e si è rimboccata le maniche, in senso vero non metaforico. Quando si è trattato di riorganizzare la fabbrica per metterla in grado di produrre la Grand Cherokee, la gente si è offerta volontaria per venire a pulire, tinteggiare, riportare questo posto all'onore del mondo. E guardi con quali risultati. Per questo parlo di orgoglio".

    A Jefferson, uno dei pochi quartieri industriali di Detroit che ancora conserva tracce dell'antica grandezza, la Chrysler di Sergio Marchionne ha investito 700 milioni di dollari (poco meno della cifra investita da Fiat a Pomigliano d'Arco), per cominciare la risalita verso la riconquista del rango che aveva negli anni ruggenti in cui era la rispettabile e temuta seppure più piccola delle big three dell'auto a stelle e strisce. I soldi ma anche la collaborazione e il dialogo. Qui Marchionne si è messo sulla frequenza d'onda americana, cosa per lui facile, e ha vinto. Se restituirà, come conta di fare, entro il 2014 i 7,4 miliardi di dollari che deve per 5,8 al Tesoro Usa e 1,62 al Canada, dopo controllerà una quota superiore al 50 per cento della Chrysler di cui è ceo. Lui italo-canadese, padrone in terra americana.

    Sulla facciata della torre che domina il quartier generale di Auburn Hills, un complesso che per grandezza è secondo solo al Pentagono e forse, dicono, alla ex residenza di Ciausescu, si legge a caratteri cubitali "The things we make make us" per dire che uno conta e viene percepito per quello che pensa e che fa. Per Marchionne questo vuol dire la strada verso il successo, ovvero verso una Fiat che diventa americana e mondiale e una Chrysler che, grazie al Lingotto, torna tra i grandi dell'automobile. In numeri, oltre 6 milioni di vetture assieme nel 2014. Nell'ingresso del palazzo la cui torre si alza nel cielo come il silos di una farm da prateria americana di pietra grigia e rossa, un'aquila ad ali spiegate color verde smeraldo, più che simboleggiare la grandezza appannata del passato segnala le ambizioni che Marchionne ha trasmesso per il futuro ai 51 mila lavoratori (di cui 36 mila colletti blu) sparsi negli stabilimenti di America, Messico e Canada.

    In un luminoso corridoio centrale pende dal soffitto una grande bandiera bianca bordata di rosso con al centro due stelle, una nera e una gialla, a indicare i morti nelle guerre e i superstiti. Ai lati si aprono altri corridoi segnalati con i numeri come le avenues americane: ovunque grandi murales che mostrano operai e famiglie sorridenti. Una Grand Cherokee fa bella mostra di sé all'ingresso, quasi a indicare il primo grande passo verso la risalita. Poco lontano, la piccola 500 arrivata a Torino e pronta per essere prodotta a Toluca in Messico, è su un congegno nei pressi della galleria del vento: la stanno sottoponendo ai test necessari per consentirle di affrontare poi il mercato americano. Gli italiani, per dire gli uomini Fiat, che stanno guidando la "renaissance" sono undici, compresi i pendolari come Marchionne diciotto in tutti gli Stati Uniti. Vivono nelle cittadine attorno a Detroit e non hanno la pretesa di tornare a casa ogni fine settimana come facevano i manager tedeschi della Daimler. A tenerli in tiro ci pensa Marchionne. Risultato: hanno accorciato di 3-4 mesi il timing dal congelamento del progetto all'entrata in produzione di una vettura.

    A una cinquantina di chilometri, nella storica fabbrica di Detroit, gli operai raccontano che appena un anno fa, quando il fallimento sembrava dovesse cancellare l'azienda dalla storia, i dipendenti erano 47 mila. Oggi sono oltre 50 mila. "Vuol dire che non ci sono state solo uscite ma anche assunzioni e per giunta in larga parte di lavoratori qualificati con un elevato titolo di studio" dice Massimo Risi, un ingegnere arrivato qui dagli stabilimenti di Bursa in Turchia, col compito di responsabile del World class manifacturing. Che poi vuol dire "la capacità di lavorare al meglio, incrementare la qualità, ridurre a zero gli sprechi".

    Questa della Wcm sembra essere la chiave di lettura del successo. Non solo nel racconto di Marchionne che sarebbe più che comprensibile. Sono i lavoratori, le donne e gli uomini in larga parte neri e latinos che affollano le officine rimesse a nuovo sulle linee delle quali scorrono le Grand Kerokee, a confermare questa "filosofia" spiegandola con un'aria di partecipazione impensabile altrove. "Se vuoi difendere il tuo lavoro devi saperlo fare bene" dice un corpulento operaio negro: un anziano che guadagna 28 euro lordi l'ora per quaranta ore settimanali, mentre il suo vicino dalla faccia ispanica, ne guadagna 14 essendo entrato da poco. "A noi va più che bene - dicono - perché abbiamo il lavoro e se provi a farti un giro nelle periferie di Detroit capirai meglio cosa vuol dire".

    (22 luglio 2010)
  • Commento inviato da: MASSIMO CASSARINO in data 22/07/2010 17:38:05
    GENTILE CONSIGLIERE,
    HA DIMENTICATO DI SCRIVERE CHE IL DIRETTORE DELLA MULTISERVIZI HA UN CONTRATTO CON RETRIBUZIONE ANNUALE PARI AD € 104,00 A TEMPO INDETERMINATO ,CON TUTTE LE DIFFICOLTA' DEL CASO RELATIVAMENTE AL LICENZIAMENTO DELLO STESSO.
    HA DIMENTICATO DI DIRE CHE E' STATO ANCHE IL SUO PARTITO,QUANDO ERA AL GOVERNO DELLA CITTA' A PREVEDERE L'INQUADRAMENTO A TEMPO INDETERMINATO.
    CERTE DOMANDE LE PONGA AI VERI RESPONSABILI DI TALI ATTI ONEROSI PER LA CITTA'.
    MAGARI,PIUTTOSTO CHE DA BUSCEMA,SI FACCIA SPIEGARE DA SUOI COLLEGHI DI PARTITO,COME MAI HANNO PREVISTO L'INQUADRAMENTO A TEMPO INDETERMINATO CON UN COMPENASO COSI' ALTO.
    BUSCEMA NON SA SCRIVERE NE RISPONDERE ED INOLTRE NON C'ERA AI TEMPI DELLA NOMINA.
    LO CHIEDA AI SUOI AMICI E COLLEGHI DI PARTITO.IN QUESTO CASO,COME IN ALTRI HA SBAGLIATO DESTINATARIO CUI MANDARE TALE RICHIESTA DI DELUCIDAZIONI.
    Che modalità mediocre di fare opposizione.


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