|      Ripubblico  un  commento  su  un  vecchio  articolo  avente  come  titolo: 
 >La  favola  dell'industria  modicana.
 
 inserito  da  me  su  questo  forum  il  31  Marzo  2010.
 
 -----------------------------------------------------------------------  Stop  al  carrozzone  mangiasoldi  da  oggi  l'  Azasi  non  esiste  più
 Repubblica  —  01  dicembre  2002  pagina  5  sezione:  PALERMO
 
 IL  TRASLOCO  è  già  cominciato  e  i  camion  hanno  già  iniziato  a  scaricare  casse  piene  di  carte  e  suppellettili.  Dentro  c'è  un  pezzo  della  cattiva  storia  della  Regione  imprenditrice:  da  ieri  l'  Azasi,  azienda  asfalti  siciliani,  uno  dei  tre  enti  economici  controllati  da  Palazzo  d'  Orleans,  non  esiste  più.  Chiusa,  liquidata.  Con  tutto  il  suo  pesante  fardello  di  aziende  decotte  o  funzionanti,  consigli  di  amministrazione  e  liquidatori  che  sono  durati  in  carica  per  più  di  venti  anni.  L'  avevano  immaginata,  gli  architetti  del  sogno  malato  della  Regione  imprenditrice,  nel  1960.  Ma  aveva  cominciato  a  funzionare  nel  1962.  Da  ieri  è  un  ricordo.  Oppure,  il  primo  obiettivo  centrato  da  Rosalba  Alessi,  docente  universitaria,  la  donna  chiamata  dal  governo  regionale  a  chiudere  per  sempre  i  tre  carrozzoni  mangiasoldi:  oltre  all'  Azasi,  l'  Ems  e  l'  Espi.  La  fine  dell'  Azasi,  che  a  foglio  paga  come  dipendente  ha  potuto  vantare  anche  l'  ex  presidente  della  Regione  Rino  Nicolosi  scomparso  qualche  anno  fa,  ha  regalato  alla  Regione  un  palazzo  (la  sede  di  Modica  dell'  azienda  liquidata)  e  un  gruzzoletto  di  milioni  di  euro.  Dice  Rosalba  Alessi:  «Quando  mi  sono  insediata  le  società  del  gruppo  Azasi  erano  cinque  e  nel  maggio  1999  il  patrimonio  Azasi  ammontava  a  19  miliardi  e  348  milioni  di  vecchie  lire.  A  chiusura  della  liquidazione  il  patrimonio  è  di  115  miliardi  di  vecchie  lire».  Sessanta  milioni  di  euro,  o  giù  di  lì,  che  vanno  dritti  dritti  nelle  casse  della  Regione.  La  maggior  parte  di  questi  soldi  arriva  dalla  vendita  di  Insicem,  il  cementificio  che  era  il  vero  gioiello  del  gruppo  e  la  cui  cessione  ha  fruttato  128  miliardi  di  vecchie  lire.  Una  parte  di  queste  risorse,  però,  il  bilancio  regionale  le  ha  già  drenate:  20  milioni  di  euro  sono  stati  trasferiti  alla  Sarcis,  una  delle  società  controllate  dall'  Ems,  per  ripianare  vecchi  debiti  con  l'  Eni,  5  milioni  di  euro  la  Regione  se  li  era  già  presi  lo  scorso  anno  per  pagare  i  lavoratori  prepensionati  degli  enti  economici  e  altri  12  milioni  sono  stati  versati  come  anticipo.
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